Dal libro dell’arcivescovo statunitense Fulton Sheen (1895-1979) “Il primo amore del mondo”, il capitolo intitolato “Il matrimonio più felice del mondo” sull’unione sponsale tra Maria e Giuseppe.

Capitolo 7
Il matrimonio più felice del mondo

È difficile per una mentalità che ignora la dimensione spirituale pensare a un giusta via di mezzo tra essere sposato ed essere solo. Si pensa che o si è legati nel vincolo del matrimonio oppure si è soli. I due non si escludono, perché può esistere la combinazione di matrimonio e di solitudine ed è quella della assoluta verginità con la vita da sposati, in cui avviene l’unione reciproca delle anime e tuttavia i corpi restano totalmente separati. Si condividono le gioie dello spirito, mai i piaceri della carne.

Oggi il voto di verginità viene fatto solo al di fuori dello sposalizio o del matrimonio, ma tra alcuni Ebrei e tra alcuni grandi Santi cristiani, il voto di verginità veniva pronunciato al momento del matrimonio. Il matrimonio diventa allora la cornice dove si colloca il quadro della verginità. Il matrimonio diventa come un mare nel quale la barca dell’unione carnale non viene mai messa in acqua , ma dal quale si pesca il sostegno per la vita.

Ci sono dei matrimoni in cui non avviene l’unione nella carne, perché la carne si è già saziata ed è diventata insensibile. Alcuni partner abbandonano la passione solo perché la passione li ha abbandonati. Ma ci sono matrimoni in cui gli sposi, dopo l’unione nella carne, offrono insieme a Dio il sacrificio del piacere dell’unione nella carne per dedicarsi alle più sublimi estasi dello spirito. Al di là di questi due casi c’è un vero matrimonio in cui si annulla l’esercizio del diritto al corpo l’uno dell’altra – ed addirittura la rinuncia al desiderio di esso: tale è il matrimonio di due persone che abbiano pronunciato voto di verginità. Una cosa è rinunciare ai piaceri della vita coniugale perché uno è andato oltre la soddisfazione, mentre altra cosa e molto diversa è rinunciarvi prima di averne fatto esperienza. Qui si tratta di matrimonio dei cuori e non della carne; un matrimonio come tra delle stelle le cui luci si uniscono nell’atmosfera, mentre esse restano separate; un matrimonio come i fiori nel giardino in primavera che uniscono i loro profumi senza sfiorarsi; un matrimonio come una composizione per orchestra che produce una meravigliosa melodia senza che nessuno strumento entri in contatto con un altro. Questo è davvero il genere di matrimonio che c’è stato tra la Madre benedetta e San Giuseppe, in cui si rinuncia al diritto all’altro per un motivo più elevato. Il vincolo del matrimonio non implica necessariamente l’unione carnale. Come dice Sant’Agostino “la base di un matrimonio d’amore è l’unione dei cuori”.

Indagheremo dapprima sui motivi per sia stato necessario un matrimonio, visto che la Vergine e San Giuseppe avevano fatto voto di verginità e cercheremo poi di comprendere il carattere di Giuseppe.

C’è un primo motivo per cui il matrimonio fosse necessario nonostante il voto di verginità: per preservare la Vergine da qualsiasi sospetto finché non fosse arrivato il momento di svelare la Nascita Verginale di Gesù. Non sappiamo quando esattamente Maria rivelò questo fatto, è probabile che ciò fosse avvenuto poco dopo la Resurrezione. Non c’era motivo di parlare della Nascita Verginale prima che il Nostro Signore avesse rivelato la sua Divinità. In ogni caso solo in pochi erano a conoscenza di quanto accaduto: la Madre stessa, San Giuseppe, la cugina Elisabetta e ovviamente il Nostro Santo Signore. Così l’apparenza pubblica che Nostro Signore fosse figlio di San Giuseppe fece salva la reputazione della Madre Santa; se Maria fosse diventata madre senza uno sposo, avrebbe esposto al ridicolo il mistero della nascita di Cristo e sarebbe stato motivo di scandalo per i deboli.

Un secondo motivo per cui avvenne un matrimonio era affinché Giuseppe potesse rendere testimonianza della purezza di Maria. Questo comportò sia per Maria, sia per Giuseppe il più grande dolore, da questo lato del Calvario. Ogni privilegio della grazia ha un prezzo da pagare e Maria e Giuseppe hanno dovuto pagarlo. Maria tacque a Giuseppe che ella aveva concepito per opera della Spirito di Amore, perché l’Angelo non l’aveva invitata a farlo. Una volta, la Vergine ha fatto questa rivelazione a un santo: “Fuori dal Golgotha, non ho mai sofferto un’angoscia tanto intensa, come quella che ho provato sapendo che avrei senza volerlo dato un dispiacere a Giuseppe, che era un uomo giusto”. Il dolore di Giuseppe veniva da qualcosa di inspiegabile. Da un lato sapeva che Maria aveva fatto voto di verginità, come lui stesso. Gli sembrava impossibile credere che lei fosse colpevole, a causa della bontà di lei. D’altra parte, viste le condizioni di lei, a cos’altro avrebbe potuto credere? Giuseppe sofferse quello che i mistici chiamano “la notte dell’anima”. Maria dovette pagare per l’onore che ricevette, soprattutto alla fine della sua vita, ma Giuseppe pagò per il suo all’inizio. Dato che Giuseppe aveva conservato il suo voto, fu naturalmente sorpreso di sentirsi dire che Maria aveva un figlio in grembo. La sorpresa del casto Giuseppe era paragonabile a quella della Vergine Maria quando al momento dell’Annunciazione ha chiesto: “Come può accadere se non conosco uomo?” Maria voleva sapere come avrebbe potuto essere vergine e madre allo stesso tempo, e San Giuseppe non sapeva come poter essere vergine e padre. L’Angelo del Signore ha spiegato a entrambi che Dio aveva trovato una via. Nè la conoscenza umana, nè la scienza possono spiegare una cosa simile, non la scienza umana. Solo chi ascolta la voce degli Angeli può penetrare questo mistero. Visto che San Giuseppe voleva ripudiare in segreto Maria, il Vangelo solleva il velo di questo Mistero: “Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” . (Matteo 1, 20-21).

Le preoccupazioni di Giuseppe furono superate nella rivelazione della dignità della Nascita Verginale di Cristo e dalla natura della sua missione: salvarci dei nostri peccati. Le parole stesse dell’angelo “non temere di prendere con te Maria, tua sposa” ci fanno scorgere come Giuseppe credesse già che un miracolo avesse avuto luogo in Maria e per questo ‘temeva’ di prenderla in casa. È improbabile che qualunque uomo che avesse sentito parlare di nascita verginale avrebbe potuto crederci se non avesse già avuto il suo cuore aperto alla venuta del Messia, Cristo. Giuseppe sapeva che il Messia sarebbe nato dalla stirpe di Davide ed era lui stesso di quella stirpe. Conosceva anche le profezie riguardanti il Bambino, compresa quella di Isaia, che sarebbe nato da una vergine. Se Giuseppe non fosse stato già allora descritto come un uomo giusto il messaggio dell’angelo e l’onore che ne sarebbe derivato a Maria sarebbero stati sufficienti per ispirare una grande purezza in lui. Se ad un padre di oggi fosse rivelato che il figlio sarà un giorno il Presidente degli Stati Uniti, questo ispirerebbe un cambiamento nell’atteggiamento verso sua moglie – la madre del bambino. In modo simile tutte le ansie e le angosce ora abbandonano Giuseppe e la sua anima si riempie di riverenza e stupore per amore del segreto di Maria.

Questo ci introduce alla seconda interessante domanda: San Giuseppe era giovane o anziano? La maggior parte delle sculture e dei quadri ci presenta un San Giuseppe anziano, con una lunga barba bianca, che ha preso in custodia Maria ed il voto di lei con un distacco simile a quello di un medico che si prende cura di una bambina in un reparto di pediatria. Non esistono prove storiche che indichino la sua età. Alcuni racconti apocrifi lo descrivono come un uomo anziano ed i Padri della Chiesa, dopo il IV secolo assumono questa immagine in modo determinato. Il pittore Guido Reni lo rappresenta come un uomo anziano dai capelli bianchi.

Ma se cerchiamo i motivi per i quali l’arte lo rappresenta anziano, scopriamo che la ragione risiede nel fatto che questa caratteristica si addice di più al suo ruolo di custode della verginità di Maria. È come se fosse dato per scontato che la senilità sia più adatta a preservare la verginità della adolescenza. Così, inconsciamente l’arte ha fatto di San Giuseppe uno sposo puro e casto più per età che per virtù. Sarebbe come credere che il modo migliore di rappresentare un uomo onesto, incapace di rubare, sia di dipingerlo senza mani; ci si dimentica così che negli anziani possono ardere delle stesse brame di cui ardono i giovani. Abbiamo un esempio nel caso di Susanna, perché coloro che la tentarono nel giardino erano anziani. Rappresentando San Giuseppe tanto anziano, ci trasmette l’immagine di un uomo a cui restano poche energie vitali, invece di qualcuno che , avendole, le incatena per amore di Dio e di un motivo Santo. Farlo apparire puro perché anziano è come esaltare un torrente di montagna in secca. La Chiesa non ordinerebbe sacerdote un uomo che non avesse integrità della sua potenza, essa vuole uomini che abbiano qualcosa da domare piuttosto che uomini che non hanno più niente da domare, le cui energie “selvagge” sono esaurite. Non c’è motivo per cui con Dio sia diverso.

Sembra anche logico pensare che Nostro Signore preferisse scegliere come padre putativo un uomo che lo fosse con sacrificio e non uno che ne fosse obbligato ad esserlo. Teniamo presente in quel contesto storico, il fatto che gli ebrei non vedevano di buon occhio un matrimonio tra età molto diverse, quelle che Shakespeare definisce “età raggrinzita e giovinezza”, tanto che il Talmud ammette il matrimonio tra età molto diverse solo per vedovi e vedove. Infine, sembra difficile credere che Dio avrebbe messo accanto a una giovane madre, di sedici o diciassette anni un uomo anziano. Se il Signore ha affidato dalla Croce sua madre a un giovane come San Giovanni, perché avrebbe dovuto metterle un anziano al suo fianco davanti alla mangiatoia? L’amore di una donna sempre determina il modo in cui l’uomo ama: la donna è educatrice silenziosa della sua virilità. Maria può essere così considerata “colei che guida alla verginità” giovani uomini e donne e la più sublime ispiratrice della purezza Cristiana, non avrebbe dovuto – a rigor di logica – iniziare a ispirare e a chiamare alla verginità il primo giovane che incontrò – Giuseppe, il giusto? Non era diminuendo il potere di amare di Giuseppe, ma elevandolo, che la Vergine avrebbe fatto la sua prima conquista, il suo stesso sposo, uomo che era uomo e non un anziano guardiano!

Giuseppe era probabilmente un uomo giovane, forte, virile, atletico, di bell’aspetto, casto e disciplinato; il tipo di uomo che si vede pascere un gregge o pilotare un aereo, o al lavoro al banco da falegname. Invece di un uomo incapace di amare, deve essere stato infuocato di amore per Maria. Così come non daremmo credito a Maria se avesse fatto voto di verginità dopo essere rimasta nubile per 50 anni, così non daremmo molto credito a un Giuseppe che fosse diventato suo sposo perché si trovava avanti negli anni. Le giovani donne, come Maria, in quell’epoca facevano voto di amare Dio in modo esclusivo, è altrettanto facevano giovani uomini, tra i quali Giuseppe fu così preminente da guadagnarne il titolo di ‘giusto’. Invece di un frutto secco, da servire alla tavola del Re, era piuttosto ma un bocciolo pieno di promesse e potenza; non nel tramonto della vita, ma nel suo mattino, ribollendo di energia, forza e passione controllata.

Maria e Giuseppe hanno portato nel loro matrimonio non solo i loro voti di verginità, ma anche due cuori nei quali scorrevano torrenti di amore più grandi di quanto sia mai accaduto nel petto di esseri umani. Nessun marito e nessuna moglie si sono mai amati tanto come Maria e Giuseppe. Il loro matrimonio non era come quello di altri, perché avevano rinunciato al diritto sui corpi; nei matrimoni normali, l’unione nella carne è simbolo della consumazione della carne stessa e l’estasi che accompagna la consumazione è solo il pregustare la gioia che prova un’anima quando arriva all’Unione con Dio nella grazia. Se si arriva a sazietà e stanchezza nel matrimonio ciò accade perché viene a mancare ciò che dovrebbe rivelare o perchè non viene colto nell’atto un Mistero Divino. Ma nel caso di Maria e Giuseppe non fu necessario la consumazione nella carne, dato che già possedevano la Divinità. Come ha detto mirabilmente Leone XIII, “la consumazione del loro amore era in Gesù”. Perché cercare la luce tremante di una candela quando la Luce del Mondo era il loro amore? Veramente Lui è ‘Jesu, voluptas cordium’, “Gesù, piacere del cuore”. Quando Lui è dolce piacere del cuore, non si pensa nemmeno alla carne. Come marito e moglie dimenticano se stessi contemplando il figlio appena nato nella sua culla, così Maria e Giuseppe nel possesso di Dio nella loro famiglia, a malapena si ricordavano di avere un corpo. L’amore in genere unisce il marito e la moglie; nel caso di Maria e Giuseppe non era la combinazione dei loro amori ma Gesù che li rendeva uno. Nessun amore più profondo ha mai battuto nei cuori sotto il cielo dall’inizio del mondo e mai batterà fino alla fine del mondo. Non sono giunti a Dio attraverso il loro amore reciproco, ma Proprio andando prima da Dio, hanno goduto di amore grande e puro dell’una per l’altro.
Per chi ridicolizza questa santità Chesterton scrive:
Cristo nella sua purezza creativa
È venuto lasciando da parte sterili appetiti
Ecco! Nella sua casa* è stata partorita la Vita senza Lussuria
Così che nella tua casa muoia la Lussuria senza Vita.

[*] qui sua casa si riferisce alla casa della Vergine Maria

Nel matrimonio carnale, il corpo dapprima conduce l’anima, poi, successivamente, giunge ad uno stato più riposato, nel quale l’anima guida il corpo. A questo punto entrambe i membri vanno verso Dio. Ma in un matrimonio spirituale, è Dio che possiede il corpo e l’anima dall’inizio. Nessuno dei due ha diritto al corpo dell’altro, perché appartiene al Creatore attraverso il voto.
Maria e Giuseppe hanno così combinato la solitudine e l’essere sposi attaraverso la magia spirituale della verginità accostata all’essere insieme. Giuseppe ha rinunciato alla paternità nella carne, ma l’ha trovata nello spirito, perché è stato padre putativo di Nostro Signore. Maria ha rinunciato alla maternità e l’ha trovata nella propria verginità, il giardino chiuso nel quale è entrata solo la Luce del Mondo e lo ha fatto senza rompere nulla, come la luce del sole che attraversa i vetri della finestra ed entra in una stanza

Come più belle e affascinanti sono le figure della Madonna e di San Giuseppe quando, soffermandosi a esaminare la loro vita, scopriamo in essa il Primo Poema d’Amore! Il cuore umano non si commuove davanti all’amore di un anziano per una ragazza giovane, ma come non ammirare profondamente l’amore tra due giovani, quando il loro legame è il Figlio dell’Uomo, che è Dio? Maria e Giuseppe erano entrambi giovani, belli e pieni di promesse. Dio predilige le cataratte impetuose e le cascate turbolente, ma sono certo che le preferisce quando con l’energia che sprigionano si illuminano le città e con le loro acque si placa la sete di un bambino a quando con il loro impeto travolgono i fiori sbocciati sulla riva. In Maria e Giuseppe non troviamo una cascata di acque pure e incanalate né un lago secco, ma due giovani che prima di conoscere la bellezza di una e la potente forza dell’altro, hanno voluto rinunciare a questo per Gesù.

A sporgersi sulla mangiatoia dove avevano posto il Bambino Gesù, non ci sono allora un anziano e una giovane, ma un giovane e una giovane, la consacrazione della bellezza di una donna e l’offerta di un grande fascino virile. Se il Figlio dell’Uomo facesse ritorno dall’eternità , di nuovo giovane, se la condizione per entrare nel Paradiso è di nascere di nuovo e ritornare bambini, allora a tutte le coppie sposate dico: ecco il vostro modello, il vostro prototipo, la vostra Immagine Divina. Da questi due sposi che si sono amati come nessuna altra coppia sulla terra si è mai amata, imparate che nonsi deve essere in due per sposarsi, ma in tre: tu, tu e Gesù. Non parlate forse del “Nostro amore” come di qualcosa di distinto dall’amore di ciascuno di voi? Quell’amore, che è fuori da ciascuno di voi e che è più della somma dei vostri due amori, è l’amore di Dio.

Le coppie sposate hanno il dovere di pregare il Rosario ogni sera, perché la preghiera comune ė molto di più delle preghiere di ciascuno separatamente. Quando giunge un bambino, dovreste pregare davanti alla Culla [il termine inglese “crib” si riferisce sia alla culla di un neonato sia alla mangiatoia n.d.T] come fecero anche Giuseppe e Maria. In questa Trinità terrena di Bambino, Madre e padre putativo dove non ci sono due cuori ma un singolo pensiero, un grande Cuore in cui gli altri due cuori si riversano, come fiumi che confluiscono. Come Custodi del benessere nella carne, marito e moglie vedranno che le fiamme dell’amore sono date loro non per scottare la carne ma per saldare le vite. I figli chiederanno: se Lui che è il figlio di Dio si è sottomesso ai suoi genitori in riparazione dei peccati di orgoglio, allora come sfuggire dalla dolce necessità di obbedire ai genitori che sono al posto di Dio? La democrazia ha posto l’uomo su un piedistallo, il femminismo pone la donna su un piedistallo, ma nè la democrazia nè il femminismo possono vivere per una generazione a meno che un Bambino venga posto sul piedistallo. Questo è il significato del matrimonio tra Giuseppe e Maria.