Marzo.

Mese nel quale si ritrova, un anno dopo l’altro, la fatidica data 8 marzo. Occasione internazionale di portare alla ribalta problematiche, speranze, gioie e tristezze collegate alle donne di ogni età.

Dedico dunque volentieri alcune righe al volume Donne e Chiesa per un laboratorio di idee curato da Marta Rodríguez dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna (istituito presso l’Ateneo Regina Apostolorum, e con il quale Puri di Cuore ebbe il piacere di co-organizzare un evento) che ha radunato una squadra internazionale e interdisciplinare di relatori nell’ambito del Joint Diploma in Donne e Chiesa. I primi capitoli del libro, presentato l’anno scorso, offrono spunti presi dalla storia e dalla cultura sulla posizione e sul ruolo delle donne nella Chiesa; altri sono dedicati all’antropologia teologica o filosofica; infine altri ancora alla mariologia e all’ecclesiologia, con avvincenti riferimenti a figure di donne presentate dalla Scrittura. Le questioni collegate alla corporeità e alla sessualità sono ben presenti nel volume, ne costituiscono uno dei fili della trama. Con il gentile permesso della Libreria Editrice Vaticana, il sito della nostra Associazione condivide qui l’indice del volume e l’inizio del capitolo dedicato appunto alla pornografia. Ci sono validi motivi per includere il tema della pornografia in un Diploma che concerne la donna!

  1. La pornografia rappresenta (molto) spesso la donna come “oggetto da possedere”, “oggetto di godimento, di sfruttamento” (per riprendere i termini di San Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem), in scenari umilianti e degradanti, di sottomissione. Ciò potenzialmente con un impatto massivo nella società, se si considera il numero significativo di persone che consuma pornografia e se ne inspira.
  2. Tra le persone che “soffrono” di pornografia pur senza consumarne, vanno annoverate donne il cui marito (o compagno) è intriso di cultura e immaginazione pornografica; ragazze convinte che per conservare il proprio fidanzato devono fare (accettare) tutto quello che i video pornografici suggeriscono. Ci si potrebbe facilmente riagganciare al cosiddetto non-consensual porn (immagini pornografiche realizzate o diffuse in modo non consensuale).
  3. Se la produzione pornografica (video e riviste) degli anni 1960 era pensata esclusivamente per eccitare uomini, già negli anni 1980 si diffonde una produzione orientata al consumo da parte di donne. Da quei tempi, una quantità crescente della produzione pornografica è destinata al consumo da parte di donne, e la percentuale di donne che consuma pornografia online è cresciuta, si attesta a circa 26-35% dei consumatori (queste percentuali si ritrovano in Paesi molto diversi tra di loro).
  4. Molte donne che compaiono nelle immagini pornografiche diffuse online lo fanno perché ingannate, socialmente in difficoltà, ricattate, o in mancanza di valide alternative economiche.

È un argomento che non può essere taciuto né minimizzato giacché. «La diffusione della pornografia sta dilagando rapidamente nel mondo attraverso la Rete», come ha ricordato il Santo Padre nel 2019.

Marzo.

Varchiamo le Alpi. La Francia, dopo anni di tentennamenti, sta per testare un sistema destinato a limitare ai soli adulti l’accesso ai siti pornografici online: un meccanismo di identificazione che consentirebbe comunque di mantenere l’anonimato, spiega Le Figaro. Questa svolta si colloca in un solco: gli annunci del Presidente Macron risalenti al 2019 (dopo i quali si temette uno stallo), la pubblicazione di un robusto rapporto da parte del Sénat lo scorso settembre, gli scandali che hanno coinvolto alcuni siti pornografici francesi.

Una senatrice, una delle persone che ha coordinato il rapporto, osserva che «l’immagine della donna è certamente quella più influenzata dai codici del porno» ed elenca i modelli quali «il rapporto di sottomissione, la visione della donna come oggetto, l’uniformizzazione dell’estetica del corpo». Una sexothérapeute, inoltre, spiega che «La maggior parte delle donne che vedo mi dicono che hanno un problema, che il loro corpo non funziona. Parlando con loro, mi rendo conto che spesso sono vittime di pratiche che la pornografia ha ispirato ai loro coniugi. (…) In un film a luci rosse, noterete che le donne sono posizionate come oggetti e non esprimono mai il desiderio o solo per eccitare l’uomo, che sia l’attore o lo spettatore. Nella pornografia, le donne non hanno il diritto di esistere.»

Speriamo davvero che l’8 marzo sia solamente un’occasione, sì una data simbolica, ma che il cambiamento di pensiero e attitudine ovunque necessario (consapevolezza, incidenza politica, educazione, legislazione, …) si verifichi durante l’intero anno.

Più volte la nostra Associazione si è adoperata per far conoscere l’operato di altre organizzazioni in merito alla pornografia. Corredo dunque questo articolo con immagini della campagna elaborata dall’iniziativa spagnola Dale una vuelta appositamente per questa ricorrenza, e segnalo Generazione Esther ossia la proposta di free!ndeed rivolta alle donne affinché, con l’aiuto di Gesù, possano liberarsi dalla pornodipendenza.