A Roma termina l’incontro mondiale delle famiglie. L’occasione di riflettere su recenti parole di Papa Francesco, rivolte alla Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (che ho avuto il piacere di intervistare l’anno scorso):

«Parliamo inoltre della piaga della pornografia, che è diffusa ormai ovunque tramite la rete: va denunciata come un attacco permanente alla dignità dell’uomo e della donna. Si tratta non soltanto di proteggere i bambini – compito urgente delle autorità e di noi tutti –, ma anche di dichiarare la pornografia come una minaccia per la salute pubblica» (discorso del 10 giugno).

La legislatura dell’Utah già nel 2016 ha riconosciuto la pornografia un pericolo per la salute pubblica dalle ripercussioni sanitarie e sociali per l’individuo e la comunità (a public health hazard leading to a broad spectrum of individual and public health impacts and societal harms)[1]. In quell’occasione, venne ribadito il bisogno di educazione, prevenzione, ricerca e adeguamento delle politiche. Da allora, una quindicina di Stati statunitensi ha adottato legislature simili.

A cosa “serve” dichiarare la pornografia una minaccia o pericolo per la salute pubblica in un determinato Paese? (NB: in questo articolo, si riflette brevemente a questa domanda, senza chiedersi se sia opportuno o meno usare il concetto di “crisi”, giacché la definizione di quest’ultimo concetto innesca inevitabilmente ulteriori polemiche e perplessità come sottolineato da alcuni studiosi[2]).

Dunque, a cosa “serve”, cosa implicherebbe? Probabilmente non cambierebbe dal giorno all’indomani né l’offerta né il consumo né la diversità del materiale pornografico. Piuttosto, le pubbliche autorità verrebbero tenute a fare con la pornografia quello che già si sta facendo per esempio con il tabacco, la droga, il gioco d’azzardo o ancora l’alcool.

Forse i DVD pornografici e le homepage dei siti X verrebbero sistematicamente tappezzati di scritte dissuasive o che alludono al rischio di dipendenza e comportamenti sessuali compulsivi (comportamenti identificati come problematici dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella recente Classificazione delle malattie, ICD-11). Forse – andando dal medico di base per un qualche acciacco – si troverebbero sul solito scaffale impolverato anche volantini di informazione sulla pornografia, oltre che sui vaccini o l’igiene dentale. Forse filtri verrebbero attivati per default sugli accessi Wi-Fi di stazioni e aeroporti. Forse si avvierebbero ogni tanto campagne pubbliche di informazione e prevenzione. Forse ci sarebbero più fondi per ricerche scientifiche o programmi scolastici sulla dipendenza collegata al consumo di immagini pornografiche. Forse numeri verdi per chiedere aiuto o consulenza verrebbero diffusi sistematicamente. Forse sarebbe più facile affrontare il tema in scuole, parrocchie e seminari. Insomma, le possibilità sono tante. Le contromisure e attività di prevenzione usate dai Sistemi Sanitari Nazionali per altri pericoli si possono applicare (o almeno adattare) anche per la pornografia[3]. Anche Ernie Allen, l’esperto intervistato nel 2019, ritiene «necessario affrontare questo problema anche attraverso un approccio di sanità pubblica».

Interessante comunque che Sua Santità abbia deciso di soffermarsi su questo concetto di una «minaccia per la salute pubblica»  proprio rivolgendosi alle famiglie. Come il magistero spiega, la pornografia è un attacco alla famiglia. Al contempo, la famiglia come la intende la Chiesa è antidoto e difesa contro la pornografia (temi approfonditi nel saggio Pornografia. Cosa ne dice la Chiesa? pp. 119-132)! Rivolgendosi alla FAFCE, il Santo Padre ha insistito: «Le reti di famiglie, in cooperazione con la scuola e le comunità locali, sono fondamentali per prevenire, per combattere questa piaga, sanando le ferite di chi è nel vortice della dipendenza».

Papa Francesco, grazie. Speriamo che e preghiamo affinché chi è in grado di agire affinché la pornografia venga identificata come minaccia per la salute pubblica nei vari Paesi si senta interpellato e agisca in tal senso. Anche a protezione e promozione della famiglia!


[1] Cf. Stato dell’Utah, Concurrent resolution on the public health crisis, 2016 General session, SCR009, 29 marzo 2016.

[2] Cf. Should Public Health Professionals Consider Pornography a Public Health Crisis? – PMC (nih.gov).

[3] Cf. Pornography and Public Health – Oxford Scholarship (universitypressscholarship.com).